L'Unione europea by Piero S. Graglia;

autore:Piero S., Graglia; [Graglia, Piero S. ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Farsi un'idea
ISBN: 9788815353078
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-08-15T00:00:00+00:00

Gli eurocrati

Abbiamo visto come per il buon funzionamento delle istituzioni comunitarie sia necessaria una burocrazia capace di sostenerne il lavoro. L’espressione «eurocrati» non è nata con intenti dispregiativi. Altiero Spinelli la coniò alla fine degli anni ’60, usandola per intitolare un suo libro pubblicato negli Stati Uniti. All’epoca si trattava di definire la natura e i compiti della Commissione, in un periodo dominato dal contrasto franco-inglese per l’entrata del Regno Unito nella Comunità. Al confronto con i burocrati nazionali, gli eurocrati sembravano la nuova frontiera per dotare la Comunità di un «governo» responsabile ed efficiente. Passata quella stagione, la parola ha sempre più acquistato un significato negativo. Charles de Gaulle definiva i commissari europei come «tecnocrati senza patria e irresponsabili», giudizio che, considerando chi lo ha pronunciato, potrebbe essere alternativamente preso come un complimento oppure un anatema. Di fatto, la «lontananza» dei commissari e dei funzionari dei vari organi dell’Unione dalle vicende politiche degli Stati nazionali – ma la loro importanza crescente per determinare sviluppi nelle politiche interne – ha alimentato nel corso degli anni il mito della loro natura di tecnocrati imperturbabili e spietati, intoccabili destinatari di privilegi inaccettabili per l’uomo della strada. Va detto invece che i loro privilegi non sono maggiori di quelli dei quali gode il personale politico nazionale, che la preparazione tecnica dei funzionari è solitamente eccellente e che la scelta viene fatta mediante criteri concorsuali che, pur dovendo rispettare la ripartizione per «quote» nazionali, sono estremamente selettivi e rigorosi. Inoltre, se pure la Commissione e le sue procedure appaiono distanti e impermeabili al giudizio dell’opinione pubblica più vasta, non va dimenticato che è stata l’evoluzione stessa della Comunità, così come l’hanno organizzata le diplomazie e i décideurs delle politiche nazionali, a stabilire questa lontananza. Salvo poi scoprirsi vittime dello spill-over effect, cioè la tendenza delle istituzioni complesse a erodere poteri e funzioni sempre crescenti rispetto a quelli originariamente stabiliti.

Al di là quindi delle polemiche sulla possibile corruzione e sull’intangibilità dei funzionari e dei commissari (a questo proposito, si ricordi lo scandalo che ha investito nel 1999 la Commissione Santer, provocandone le dimissioni), il problema concreto della natura «pubblica» dei funzionari delle istituzioni europee si può sintetizzare in una frase: chi controlla i controllori nella fase attuale dell’evoluzione delle istituzioni dell’Unione?

Una delle caratteristiche dell’azione amministrativa è che la sfera della decisione politica deve essere distinta da quella tecnica della concreta applicazione delle misure di intervento. Ciò mira a distinguere la responsabilità politica da quella operativa. Nel caso della Commissione europea, il principio funziona finché si considera che i singoli commissari sono scelti attraverso una dialettica di confronto tra i governanti dei diversi paesi membri e sono politicamente responsabili, al Parlamento europeo, degli atti che compiono. Tuttavia il principio non vale più se si considerano i margini discrezionali che vengono lasciati ai funzionari nell’attuazione dei programmi, margini che possono variare grandemente a seconda dell’indole, della sensibilità e della posizione del funzionario coinvolto.

Ma a parte questo aspetto, caratteristico di ogni amministrazione e per il quale forse non

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